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Sanità: spending approvata meno medici, più infermieri

Parziale blocco del turnover dal 2013 al 2105, tagli al bilancio di 100 milioni annui Giro di vite su farmaci, visite ed esami specialistici. Ridotte le convenzioni private

VENEZIA. La spending review in salsa veneta, applicata al capitolo miliardario della sanità, arriva quasi di soppiatto ma ha l’effetto di una cura da cavallo. Trecento milioni di tagli nel prossimo triennio (a compensare l’equivalente riduzione di fondi annunciata dal Governo), blocco nel turnover dei medici, incremento del numero di infermieri, risparmi nella spesa farmaceutica, cura dimagrante per il settore privato. È una delibera - quella approvata in mattinata dalla giunta di Luca Zaia - che aggredisce tutti i centri di spesa e assegna precisi obiettivi ai futuri direttori generali delle Ulss.
La distribuzione della spesa 2013-2015 distingue tra chi ha già sostenuto “sacrifici finanziari” e chi ne è rimasto esente. Così, sul fronte ospedaliero, alla medicina privata è confermato il budget 2012 (circa 370 milioni) e analogo trattamento è riservato a quella ambulatoriale (un’ottantina di milioni) che tuttavia quest’anno ha già scontato un -10%; l’attività ambulatoriale sul territorio (leggi visite e ricoveri nelle case di cura) fin qui immune dalla revisione di spesa, subirà una flessione di risorse pari al 10% nel 2013 e nel 2014 per un totale calcolato intorno ai 150 milioni. Nessuna restrizione, invece, nei bilanci destinati alle convenzioni con medici di base e pediatri di libera scelta.
Ma è il capitolo del personale a riservare le maggiori novità. La sanità del Veneto conta complessivamente 60 mila dipendenti e l’obiettivo è quella di contenerne i costi. La spending di Monti prevede, entro il triennio, un rientro al tetto del 2004 con un ulteriore -1,4%: in termini reali ciò equivale a un risparmio di 40 milioni sugli stipendi, i premi e le indennità. Come centrarlo? Agendo non tanto sull’organico quanto sugli oneri derivanti dalle diverse figure professionali. Un primario “costa” quanto tre infermieri e uno specialista in età avanzata pressoché altrettanto. Quindi si procederà a un blocco del turnover che escluderà, in molti casi, la sostituzione dei pensionati. Ciò avverrà negli ospedali e negli uffici e ridurrà tendenzialmente la presenza di primari, medici, dirigenti, impiegati, tecnici, addetti manuali. Non di infermieri, però, ai quali il top manager della sanità regionale - Domenico Mantoan, l’artefice tecnico di questa manovra - riserva un ruolo di primo piano: la continuità dei loro organici sarà assicurata, anzi è previsto un incremento alla luce delle nuove e più impegnative prestazioni richieste.
Non basta. Anche la spesa farmaceutica dovrà versare un tributo al rigore, nell’ordine di una quarantina di milioni. Gli standard sono già soddisfacenti (il Veneto è in testa alla classifica virtuosa per consumo di medicinali) ma sta ai “prescrittori” di ricette sarà richiesto un ulteriore impegno che privilegi il ricorso ai farmaci generici ed equivalenti nonché l’attenzione nelle richieste di visite ed esami.
È tutto? Quasi. Aleggiano le schede di programmazione, destinate a tradurre nei fatti il nuovo Piano socio-sanitario: «Sono assolutamente pronte», fa sapere Zaia «per licenziarle, attendiamo le ultime modifiche ventilate dal ministro Balduzzi. Siamo già sotto la media dell’ospedalizzazione, non vorrei tagli ulteriori per sanare gli asini che ci sono in giro per l’Italia».

di Filippo Tosatto
Fonte: il mattino di Padova

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