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L’INFERMIERA, CAVALIERE DELLA REPUBBLICA

L’INFERMIERA, CAVALIERE DELLA REPUBBLICA

Due Lauree e un Master, infermiera di professione, cinque figlie, Elena Pasqualotto ha ricevuto da Napolitano l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica

“Lasciatemi dedicare questo riconoscimento a tutti coloro che lavorano nel settore sanitario e ogni giorno, lontano dai riflettori, si dedicano ai pazienti con grande passione, grande professionalità e a ritmi sostenuti”. Mentre parla, la voce di Elena Pasqualotto tradisce ancora l’emozione. È tra le donne che hanno ricevuto da Giorgio Napolitano l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica in occasione della Cerimonia al Quirinale per la giornata internazionale della donna. E in effetti, quanto a capacità di conciliare famiglia, lavoro e interessi personali, la sua vita vale una menzione speciale. Infermiera, madre di cinque figlie, con due lauree e la passione per il mare e il nuoto, Elena, con la sua giovane età e il sorriso sempre sulle labbra, è un bell’esempio di energia tutta al femminile.

La sua sveglia suona ogni mattino alle cinque. Prima la lavatrice, poi la lavastoviglie e la preparazione della colazione per tutti. Alle sei lascia casa, quando bambine e marito ancora dormono. Un’ora dopo inizia per lei il turno come Caposala in un Reparto del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico. “Faccio questo lavoro da quindici anni e lo amo come il primo giorno. Non riuscirei a immaginarmi senza”. Con cinque gravidanze alle spalle, Elena ci tiene a precisare che “le mie assenze per maternità sono iniziare sempre all’ottavo mese e non sono mai durate un giorno in più di quello stabilito dalla legge”.

Parla però con altrettanto orgoglio dell’altra metà della sua vita, quella privata. Al pomeriggio, terminato il turno, giusto il tempo per raggiungere le scuole, riprendere le bambine e via con il secondo mestiere di “mamma 5 figlie. “È adesso che inizia il lavoro, altro che in corsia!” – sorride Elena. Compiti a casa, poi la spesa, il corso di nuoto per le bambine e il catechismo per la terza e la quarta in ordine di nascita nel suo felice matrimonio. “Mio marito mi aiuta tanto. Accompagna le bambine tutti i giorni a scuola e nonostante il lavoro di medico gli imponga orari imprevedibili, appena riesce a liberarsi, trova subito il modo di rendersi utile, giocare con le bambine e si parla di come è andata la giornata. Non abbiamo parenti vicini, ma insieme formiamo una squadra vincente che ci permette di conciliare tutto”. Della moglie salita al Quirinale, Sergio si limita a svelarci il soprannome con cui la chiama da tempo: “Semplicemente wonder woman”.

Prima di assumere la direzione infermieristica di un reparto di degenza, Elena ha lavorato per dieci anni in sala operatoria e poi nel coordinamento degli ambulatori dell’ospedale, situato allora in via Longoni. Sull’idea che la gente ha del mestiere dell’infermiera, sempre con sorriso e garbo, qualcosa da dire Elena però ce l’ha: “C’è una vecchia mentalità difficile da sradicare. L’infermiera è vista come la persona che mette e toglie la padella, sistema i letti e le punture. In realtà, siamo chiamate a garantire un’assistenza a 360 gradi, stando accanto al malato giorno e lavorando a stretto contatto con i medici”. Con un Master in Management Sanitario, Elena collabora ogni giorno con le infermiere della sua squadra nell’elaborazione di piani assistenziali tagliati sulle specificità di ogni paziente. C’è poi in più per lei la gestione del personale infermieristico su tre turni, l’approvvigionamento di tutti i farmaci e materiali necessari per curare i pazienti, l'organizzazione di ricoveri e posti letto. Il segreto nel rapporto con il malato? Per l’infermiera neo-Cavaliere è racchiuso in tre elementi: “Pazienza, empatia e sorriso sulle labbra”. Dice che la professione infermieristica non è stata per lei una vocazione, ma piuttosto un amore a prima vista. “Stavo per iscrivermi a Giurisprudenza – racconta Elena – quando vidi un filmato sulle infermiere dell’Ospedale di Pamplona in Spagna. Mi colpì la competenza e la signorilità di queste donne e allora, dal mio paese di origine vicino a Verona, decisi di andare a studiare al Campus Bio-Medico di Roma, che proprio sull’esperienza dell’Università di Pamplona aveva aperto allora uno tra i primi corsi di laurea in infermieristica in Italia”.

Appena laureata, Elena s’iscrive di nuovo all’Università. Questa volta: corso di laurea in pedagogia. Intanto ha già iniziato a lavorare in ospedale, si sposa e durante gli studi arrivano le prime due figlie. “Riuscii lo stesso a laurearmi anche la seconda volta in tempo. Mia mamma stava già molto male e volevo assolutamente che arrivasse a vedere il giorno della mia laurea. Fu una grande motivazione. Alla fine riuscimmo a festeggiare quel giorno insieme”.

Dopo quindici anni di lavoro nel mondo della sanità, quando le chiediamo cosa ne pensa del dibattito che infiamma in queste settimane il Paese, il suo sguardo si fa subito serio: “In sanità fanno sempre più scalpore le brutte notizie. È difficile che passino quelle buone. Ci sono sicuramente problemi, spesso anche per mancanza di risorse, ma ci sarebbero da raccontare anche tante storie belle che accadono ogni giorno”. Sul suo lavoro non ha dubbi: “Non lo abbandonerei mai. Non riuscirei a immaginarmi senza. La cosa più bella è cadere a letto alla sera stanca morta e vedersi passare davanti agli occhi tutto quello che è successo durante il giorno in ospedale, un attimo prima di addormentarsi”.

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