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Come cambia il lavoro dopo una denuncia per nursing malpractice

Minacciati fisicamente, con la paura di essere denunciati per presunti casi di nursing malpractice, gli infermieri, come i medici, si trovano a lavorare in un clima di tensione.
Se la denuncia è un modo di tutela del paziente, dall’altra parte lo stesso paziente usa la possibilità di denunciare come minaccia: “Lei non fa così? Allora lo denuncio” è la frase che si sente ripetere sempre più spesso.
Il punto è che gli operatori sanitari non sono robot e, se analizzato a fondo, l’operato di un medico o di un infermiere è impossibile non trovare un’inesattezza, un errore formale e/o sostanziale. Sta al buon senso capire quando è il caso di intentare una denuncia che, spesso, causa più rogne che altro. Solo una piccolissima parte delle denunce, infatti, si traduce in condanne.
A livello umano, però, succede che, per evitare problemi, medici e infermieri giochino completamente in difesa e si preoccupano più che le carte siano a posto piuttosto che cercare di capire cosa abbia il paziente. “Poi se va male… Almeno le carte erano in ordine. Piano piano ci stiamo avvicinando ad una realtà in cui si verificherà qualcosa di simile e dove un medico non si esporrà anche solo a toccare un paziente senza l’ordinanza esplicita di un magistrato”, scrivono due lettori infermieri.
Di certo c’è che la medicina difensiva (ovvero prescrivo tutti gli esami, anche quelli che so che non ti servono, così non mi denunci) ha un costo importante. Secondo la relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari (Corriere della sera del 22 gennaio 2013), la medicina difensiva costa dieci miliardi di euro, lo 0,75% del Pil.
Secondo l’indagine, nel decennio 1995-2005 la spesa sanitaria in Italia è quasi raddoppiata, passando da 48 a 92 miliardi di euro l’anno e la medicina difensiva è uno dei capitoli che incide di più: il 10,5% (farmaci 1,9%, visite 1,7%, esami di laboratorio 0,7%, esami strumentali 0,8%, ricoveri 4,6%). Sulla spesa privata sale al 14%, prendendo in esame soltanto i medici privati (farmaci 4%, visite 2,1%, esami di laboratorio 0,6%, esami strumentali 0,4%, ricoveri 0,1 %). In base a un’indagine del 2010, la Commissione ricorda che il 53% del campione di medici esaminato dichiara di prescrivere farmaci a titolo “difensivo” e, mediamente, tali prescrizioni sono il 13% circa di tutte quelle uscite dal ricettario; il dato sale al 73% per le visite specialistiche, dove le prescrizioni inutili diventano il 21% del totale effettuato dal singolo medico, quasi come gli esami di laboratorio, prescritti dal 71% dei medici, con una media del 21% su quelli complessivi.
La percentuale più alta appartiene agli esami strumentali: vi ricorre il 75,6 % dei medici. Non vanno sottovalutate, poi, le conseguenze psicologiche per gli infermieri denunciati per nursing malpractice. La responsabilità, il sovraccarico di lavoro, le denunce facili, fanno sì che gli infermieri, insieme ai dottori, soffrano sempre più di ansia e depressione. Per tutelare gli operatori sanitari, il d.l. n. 138 del 13 agosto 2011, stabilisce che ogni professionista è tenuto a stipulare un’idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività’ professionale.
Quest’obbligo vale sia per l’infermiere libero professionista, che per il dipendente, e il paziente può pretendere che l’infermiere sia coperto da assicurazione, per essere a sua volta tutelato in caso di nursing malpractice, come garanzia di ottenere un risarcimento. Per informazioni su come tutelarsi dalle denunce di nursing malpractice: info@a1-life.eu.
Fonte: proterin.net

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