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NOTIZIE: L’Europa riforma le professioni

Entro il 2015 nascerà la tessera elettronica delle professioni che permetterà ai richiedenti di lavorare nell'Unione per brevi periodi vedendo riconosciuta la loro esperienza. Contestualmente è stato deciso che i medici che saranno vittima di azioni disciplinari o condanne penali nel loro Paese non potranno esercitare negli altri stati.




L’Unione Europea riordina la realtà dei professionisti che da ora in poi potranno esercitare nei 28 stati membri così come farebbero a casa loro. Merito di una tessera elettronica che garantirà la mobilità professionale.

PER L’APERTURA DELL’EUROPA - Come spiega il Parlamento Europeo, che ha approvato la legge mercoledì 9 ottobre, l’obiettivo è quello di consentire ai titolari di una qualifica professionale come ad esempio medici, farmacisti ed architetti, di ottenere una tessera elettronica europea che li agevoli nel lavoro al fine di migliorare la mobilità e la sicurezza europea. Secondo la relatrice del provvedimento, la francese Bernadette Vergnaud, le nuove norme consentiranno ai professionisti desiderosi di far riconoscere un un altro stato membro le proprie competenze di accelerare le pratiche. La tessera verrà fornita dagli stati membri per brevi periodi di lavoro all’estero. E se la pratica è stata trasferita, allora sarà lo Stato di destinazione ad emettere il documento.
SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA - I dati contenuti nella tessera riprendono le informazioni presenti nel mercato interno tra gli stati membri. Le procedure verrebbero così accelerate a differenza di quanto accade ora. Oggi un professionista che lavora all’estero deve chiedere al paese ospitante di far domanda di riconoscimento delle proprie competenze. Con la tessera, invece, la palla passa al proprio Paese che dovrà completare tutte le fasi preparatorie. Se lo stato ospitante non adotta una decisione entro il termine stabilito dalla direttiva, la tessera professionale europea si considererà rilasciata e sarà inviata automaticamente al titolare di una qualifica professionale.
GLI 800 PROFESSIONISTI D’EUROPA - La decisione di applicare tale sistema a tutti i professionisti, con l’Unione che contempla circa 800 figure presenti in tutta Europa, non serve solo a garantire il lavoratore dotato di qualifica che si trova costretto ad «emigrare» ma anche a tutelare i consumatori garantendo loro la massima trasparenza. E qui entrano in gioco i medici. Si, perché la direttiva garantisce l’attività degli operatori sanitari ed il loro rapporto con i clienti. Ciò significa che se un medico, un pediatra, uno specialista, un veterinario, un infermiere, viene condannato per un crimine o viene sottoposto ad un’azione disciplinare, non può riciclarsi in un altro Stato membro. Tutti e 28 gli Stati devono essere informati di tali condanne entro tre giorni.
ALTOLÀ AI MEDICI CONDANNATI - E le professioni mediche sono quelle che sono gravate dalle maggiori responsabilità, visto che sono solo sette i profili automaticamente riconosciuti in tutti i Paesi dell’Unione e sei, ovvero medici, dentisti, farmacisti, infermieri, ostetrici, veterinari, appartengono all’area medica. Unica voce fuori dal coro, quella degli architetti, mentre gli avvocati devono sottostare a quanto previsto nella direttiva 77/249/CEE del 22 marzo 1977 e della direttiva 98/5/CE. La Commissione svilupperà poi una banca dati delle professioni in cui saranno comprese le informazioni fornite su ogni attività dagli Stati membri dimostrando che i requisiti richiesti per l’esercitazione di una suddetta attività non siano discriminatori, come accade ad esempio con fioristi e tassisti non sono regolamentati in tutti gli Stati membri dell’Unione.
LA VALUTAZIONE CONGIUNTA - Quindi, di fatto, la direttiva, adottata con 596 voti a favore, 37 contrari e 31 astenuti, si rivolge a tutte le professioni ma di fatto riserva un occhio di riguardo a tutto ciò che orbita intorno al mondo della medicina. La tessera viene vista da Strasburgo come un valore aggiunto che consente il riconoscimento delle qualifiche professionali. Il rilascio della stessa dovrebbe essere preceduto da una valutazione, da compiersi preferibilmente in collaborazione con gli Stati membri, della sua adeguatezza dopo opportune verifiche condotte dalle autorità competenti per settore. La tessera, poi, dovrebbe funzionare basandosi sul sistema d’informazione del mercato interno, Imi, istituito con il regolamento 1024/2012, evitando duplicati nei documenti e favorendo la chiarezza e la semplificazione.
UN ANNO D’ESPERIENZA NEGLI ULTIMI DIECI - La domanda di rilascio deve includere garanzie e diritti di ricorso, specificando gli obblighi in materia di traduzione e le modalità di pagamento delle spese eventuali. Se le caratteristiche della professione nel Paese di destinazione sono più vaste di quello d’origine, il professionista è chiamato ad aggiornarsi per colmare la lacuna ed il Paese deve garantire un accesso parziale all’attività accademica, anche se questo può essere rifiutato, nel caso di professioni sanitarie se hanno implicazioni sulla salute pubblica o sulla sicurezza dei pazienti. La prestazione temporanea viene riconosciuta con il rilascio della scheda se il richiedente ha maturato un anno di esperienza professionale nei dieci anni precedenti la richiesta. E se il lavoro svolto è stagionale, gli Stati Membri «dovrebbero avere la possibilità di effettuare controlli per verificare il carattere temporaneo e occasionale dei servizi prestati sul loro territorio».
IL VALORE DEI CREDITI FORMATIVI - I titoli accademici vengono registrati automaticamente qualora vengano emessi da istituti, leggasi università, che seguono i dettami in termini d’istruzione, organizzazione e ruolo dei crediti formativi (Ects), con un credito che corrisponde a 25-30 ore di studio mentre un anno richiede di norma 60 CFU. Per quanto riguarda invece la professione e la formazione medica di base, secondo il Parlamento è opportuno armonizzare i criteri così che le condizioni relative al numero minimo di anni ed ore diventino cumulative. E per incrementare la mobilità dei medici specializzati che hanno conseguito qualifiche in settori affini a quello principale in altri Stati membri, dovrebbe essere prevista l’esenzione di parti della formazione successiva da parte del proprio, prevedendo contestualmente il riconoscimento dei tirocini. 
LA COLLABORAZIONE TRA STATI - E qui arriviamo alla novità relativa all’ambito medico. Già oggi in Europa è previsto uno scambio d’informazioni tra Stati membri in materia d’informazione e trasparenza, grazie a quanto previsto dalla direttiva  2005/36/CE. Con il testo del nove ottobre, però, tali vincoli vengono rafforzati, con le autorità che nei limiti del loro potere devono attivarsi allertando gli altri Stati membri sullo stato di professionisti non più abilitati ad esercitare il proprio lavoro. Tale politica andrebbe applicata anche ai professionisti operanti nel campo della veterinaria e per coloro che lavorano nel settore dell’istruzione nella prima infanzia. Tutti i professionisti, continua la norma, condannati penalmente o gravati da un’azione disciplinare e che comunque non possono esercitare, neanche temporaneamente, non potranno più operare in nessun Paese dell’Unione, dopo l’aggiornamento dell’Imi.
TIROCINI RICONOSCIUTO - In sostanza le professioni vengono razionalizzate creando un elenco unico di lavori che preveda la presenza di 800 mestieri ritenuti a vario titolo professionalizzanti. Si permette un riconoscimento di un’attività lavorativa, da tirocinio o accademica in uno Stato membro, si cerca di agevolare la situazione impiegatizia di un professionista limitando la burocrazia, si fornisce anche la possibilità di un aggiornamento che completi quelle che sono le eventuali mancanze nella formazione ottenuta nel proprio Paese d’origine ma si pongono anche paletti molto stringenti in relazione all’integrità del professionista e della propria storia, così da evitare che l’effetto di eventuali condotte poco consone possa riverberarsi sui cittadini. Come ricorda Help Consumatori, le norme hanno anche l’obiettivo di rendere meno stringente il mercato professionale consentendo ai giovani di coltivare una speranza per il futuro.
IL SOGNO DI UN’EUROPA DAVVERO UNITA - Considerando poi che i servizi professionali rappresentano il 9 per cento del Pil dell’Unione, una loro razionalizzazione in un’ottica di trasparenza potrebbe sicuramente giovare a chi spera in una ripresa dopo l’ultimo quinquennio gravato dalla crisi. La palla ora passerà ai singoli governi che dovranno ratificare la norma votata dal Parlamento Europeo fornendo un elenco di professioni regolamentate anche a livello regionale. La Commissione poi pubblicherà il documento sotto forma di mappa europea interattiva così che il professionista potrà capire in tempi certi quali sono le condizioni poste da ogni Paese per l’accesso. Il sogno dell’Unione, come certificato dal Commissario per il Mercato interno e i servizi, Michel Barnier, è quello di aumentare la mobilità comunitaria:
Nonostante i nostri sforzi, la mobilità dei professionisti all’interno dell’Unione europea è bassa. Le condizioni di accesso a talune professioni possono essere complesse, onerose e spesso molto disparate fra i diversi Stati membri. Questo scoraggia i lavoratori dal cercare e trovare un impiego in altri Stati membri
QUATTRO SETTIMANE PER UN RICONOSCIMENTO - Secondo Barnier la mappatura delle professioni regolamentate dagli Stati membri, seguita da una valutazione delle barriere all’accesso delle professioni, rappresenterà un servizio utile perché garantirà un migliore accesso ai servizi professionali. I richiedenti dovranno poi dimostrare la loro capacità di esprimersi nella lingua del Paese di destinazione ma grazie ad attività accademiche e di tirocinio, secondo Strasburgo, sarà possibile aggirare anche quest’ostacolo per una vera integrazione. Anche perché, come conferma Quotidiano Sanità, l’Europa vuole cercare di velocizzare il riconoscimento di un curriculum di un professionista che, ad oggi, può durare anche quattro settimane.
ONORI ED ONERI - Ora i Paesi membri avranno a disposizione due anni per fare luce sullo stato delle professioni al loro interno per stilare l’albo che sarà di dominio pubblico. Con questa politica l’Europa cerca di equilibrare onori ed oneri. Da un alto si vogliono aiutare tutti coloro che sperano di poter spendere un periodo di aggiornamento, lavoro e formazione all’estero. Dall’altro si vuole evitare che quelli che hanno sbagliato, sia scientemente sia in buona fede, possano riciclarsi in un altro Paese senza scontare la pena richiesta, fatto salvo, come ricorda l’Europa, il principio di presunzione d’innocenza. Tuttavia, ricordano da Strasburgo, la tessera, se ricevuta, non autorizza il richiedente all’esercizio automatico della professione. Non è un tesserino, ma solo un documento che certifica quella che è la storia lavorativa del richiedente dandogli la possibilità di costruirsi un futuro all’interno dell’Ue. (Photocredit Lapresse / Repertorio).

Di Maghdi Abo Abia
Fonte: giornalettismo.com

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