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"Gli anziani curati a casa vivono di più"

19/11/2013 - Il comitato "16 novembre Onlus" rende noti i dati sulla gestione domiciliare dei pazienti. Ma servono più operatori e bisogna allargare le competenze sul territorio.
Dai dati del progetto del comitato "16 novembre Onlus", dal titolo "Restare in casa dà vantaggi qualitativi oggettivi", è emerso che gli over 90 muoiono 6 mesi prima nelle Rsa, rispetto a quelli seguiti a domicilio e, nel caso degli over 65, si registra un'accelerazione della morte di 10 anni rispetto alla gestione a domicilio.


Maria Giulia Marini (responsabile dell'area Sanità e salute della Fondazione Istud, esperta in organizzazione dei sistemi sanitari e revisione dei percorsi assistenziali dell'Istud) ha redatto un parere sulla fattibilità logistico-organizzativa e sulla sostenibilità economica del progetto: "Dall'86 al 92% dei malati chiede di essere curato a casa - ha detto -, ma la percentuale si abbassa al 20-30% quando a parlare sono i familiari, perchè è su di loro che grava il peso dell'assistenza. E, spesso, si tratta di donne: sono loro l'80% dei caregiver". 
Una presa in carico globale della persona a casa è possibile, ma va regolamentata, e, per farlo, sarebbe necessario anche aumentare la presenza di professionisti sul territorio.
In Italia, le Regioni hanno ognuna un proprio orientamento, ma laddove si è partiti seriamente con le cure a casa (in Toscana, per esempio) le cose vanno bene.



I vantaggi nel restare a casa sono principalmente qualitativi: da studi pubblicati sappiamo che la durata della vita è più lunga se l'ammalato è assistito a domicilio. Restare a casa propria significa mantenere la propria dignità, non correre troppi rischi di incorrere in infezioni; mentre nelle strutture si rischia l'isolamento.

Fonte: ipasvi


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