Breaking News
recent

Medici e infermieri alla “guerra” delle competenze


Sia il medico che l’infermiere, anche se in modi diversi, si trovano  davvero nella stessa barca e con gli stessi problemi di fondo. Eppure sull’ipotesi di nuove competenze messe a punto da ministero e regioni si litiga e (soprattutto tra gli infermieri) ci si spacca. E se il problema stesse proprio nell’idea stessa di competenza?

03 DIC - Ma insomma è mai possibile che non ci sia qualcuno da qualche parte in questa sanità impiagata in grado di prendere in mano  questa assurda   “guerra delle competenze” , soprattutto tra medici e infermieri? Possibile mai che le due più grandi categorie della sanità non riescano a trovare un accordo su un accordo  che spacca  la sanità, oltretutto sull’irrilevante? Ma dietro l’irrilevante che c’è?

Prima di tutto le categorie, cioè centinaia di migliaia di persone in grave difficoltà che chiedono soluzioni; quindi un vecchio  conflitto  mai governato, errori e poca progettualità, e ora da ultimo gli effetti  della super rappresentanza parlamentare. Domanda: a che serve  avere i santi in paradiso  se non si ricevono miracoli? Risposta: se non si riesce a  fare  miracoli quindi ad essere santi   tanto vale  essere conquistatori  e scatenare la guerra. Contro risposta: non di guerre si ha bisogno ma di una nuova progettualità riformatrice.

Sul merito dell’accordo ministeriale ho già scritto (QS 17 aprile 2012). Cinque le critiche che vorrei avanzare ora:
· la prima  è strategica, prima di parlare di competenze si dovrebbero  definire  i soggetti professionali  quindi  le loro abilità, le loro autonomie,  le loro responsabilità e le loro relazioni con  gli altri;
· la seconda è politica, pensare di forzare per ottenere qualcosa che  riguarda  gli altri  rinunciando  all’intesa è da irresponsabili, si decentrerà il conflitto nei luoghi di lavoro;
· la terza è metodologica, non penso che si possano definire delle competenze al difuori di una forma condivisa di cooperazione tra le professioni, quale espressione di una certa organizzazione del lavoro  a sua volta dedotta da una domanda e da un contesto;
· la quarta riguarda l’inopportunità, intervenire sulle competenze professionali , in organizzazioni che non mutano vuol dire intervenire con criteri arbitrari, quindi in modo inopportuno, sui delicati equilibri delle divisioni del lavoro.

A queste critiche aggiungo la quinta: sono le Regioni che hanno avuto l’idea di mettere su al ministero una sorta di conferenza di Jalta per smembrare le  competenze, affidando però questa delicata operazione alla burocrazia, cioè ritenendo la questione risolvibile per via amministrativa, quindi  semplicemente un problema di aggiornamento delle declaratorie. Il conflitto che si è scatenato, e che ormai dura da anni, ci dice esattamente il contrario: non si tratta di un problema amministrativo.

Questa vicenda nasce e viene da lontano, in essa vedo il prolungarsi di  un vecchio errore che oggi, se fossimo meno pugnaci, faremmo bene a recuperare. Fino a ieri sul principio di ausiliarietà si è basata una certa relazione tra medico e infermiere. La sua ridiscussione avrebbe dovuto implicare la riforma di tale relazione, che non c’è stata, quindi un'altra organizzazione del lavoro. L’errore non è stato tradurre ausiliarietà in  autonomia e quindi  in competenze (il l nuovo profilo resta fondamentale), ma  non aver completato il processo  di cambiamento, definendo nuove relazioni tra competenze e quindi altre forme di cooperazione interprofessionale.

Oggi al ministero della Salute l’errore non viene corretto facendo evolvere la normativa,  ma ribadito: si insiste nell’allargare le competenze di qualcuno a scapito di qualcun altro, oltre tutto per discutibili motivi economicistici,  a dispetto delle relazioni  interprofessionali. Questo ci fa capire che per alcuni  la legge 42 sia considerata come un big bang che al suo passaggio dovrebbe  creare degli universi.  Ma la legge 42 proprio perché non è un big bang oggi ha forti problemi di regressività. Per uscire da questa regressività non servono le guerre per le competenze ma delle intese riformatrici con i medici.

Sia il medico che l’infermiere, anche se in modi diversi, si trovano  davvero nella stessa barca e con gli stessi problemi di fondo. I medici cercano di risolverli con “l’atto” e gli infermieri con le “competenze”. I primi cercano  l’esclusività,  cioè di difendere delle prerogative, i secondi cercano  di fare qualcosa in più a scapito delle prerogative degli altri. Ma mentre i primi si unificano nell’intersindacale, i secondi  si frammentano in tanti pezzi perdendo pezzi. Sto pensando tanto all’arcipelago dei punti di vista quanto  alla tendenza diffusa  di delegare la funzione effettiva di assistenza all’OSS, che ormai  in molte realtà, soprattutto private, sta diventando l’infermiere del futuro. Insomma  nel mentre si scatenano delle guerre non ci si preoccupa di rompere l’unità preziosa della categoria  e di perdere  quelle competenze sulle quali si fonda l’identità e la specificità di una professione ineguagliabile.

Credo di essere stato il primo a porre con preoccupazione, ormai molti anni fa, la questione del conflitto interprofessionale e mi si darà atto, spero, che sono uno di quelli che in questi anni si è adoperato per evitarlo, convinto da sempre che sono più le ragioni che uniscono che quelle che dividono, che c’è uno spazio importante di riforma del lavoro per far evolvere tutte le professioni.

Non è da ora quindi che penso che queste meravigliose professioni meritino un pensiero strategico più avanzato che consenta  loro  di coevolvere insieme e di espandersi in modi e forme nuove. Al di la della siepe esistono più possibilità di quello che si riesca ad immaginare. Provate solo a supporre un altro genere di tutela pubblica, un altro genere di lavoro e di operatore. Fare guerre perché si resti a cavarci gli occhi  al di qua della siepe ci dice delle nostre  difficoltà  a scavalcarla. Nulla di più.

Ivan Cavicchi
Fonte: Quotidiano Sanità

1 commento:

  1. Gravissimo errore fu quello di scorporare l'assistenza di base (ieri delll'Infermiere, oggi di competenza oss) dalla attività infermieristica. La vera anima dell'Infermiere e' sociosanitaria, non sanitaria pura. Gravissimo errore. Gli oss sono ugualmente Infermieri, non estranei all'assistenza infermieristica.

    RispondiElimina

Grazie per il tuo commento. Quotidiano Infermieri

Powered by Blogger.