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Protesta degli infermieri per il nuovo ospedale, mentre i contratti non vengono rinnovati.



"Usciamo dal turno di lavoro con gli occhi che bruciano e in alcuni casi con la congiuntivite per l’aria irrespirabile. Non possiamo aprire le finestre se non con una maniglia di fortuna. Siamo costretti a svolgere mansioni mai fatte, senza alcuna formazione e preparazione a scapito della nostra e della sicurezza dei pazienti".

Sono solo alcune delle voci raccolte fra infermieri e operatori socio sanitari che ieri mattina hanno partecipato al presidio di protesta promosso dai sindacati Cgil-Cisl-Uil e dal coordinamento Rsu davanti all’ingresso del Nuovo ospedale. A due mesi dall’entrata in funzione della struttura il malumore fra gli operatori ospedalieri sta montando.

E quella del comparto arriva dopo la bocciatura del Nop da parte dei medici. Bandiere e volantinaggio dalle 11 alle 15 di ieri con raccolta di firme da inviare con la motivazione della mobilitazione -  la difesa dei diritti dei lavoratori e la tutela dei pazienti - alla direzione dell’Asl 4.

Alla fine del presidio ne sono state raccolte 300, ma il documento passerà per i reparti dell’ospedale prima di raggiungere la scrivania del dg Edoardo Majno. "Il personale sanitario in servizio non è sufficiente per garantire il nuovo modello assistenziale - concordano sindacalisti e lavoratori - e poi il territorio non è ancora strutturato in modo tale da recepire le esigenze di una popolazione caratterizzata più da cronicità che da emergenze".

Organizzazione del lavoro e la stabilizzazione dei precari sono fra le priorità sollevate da Massimo Rasile della Cgil, Massimo Cataldo della Cisl e dalla Uil insieme alla Rsu. "Abbiamo presentato un elenco delle criticità all’azienda - afferma Anna Diodato responsabile dei lavoratori per la sicurezza - ma non abbiamo ancora ricevuto risposte".

E le segnalazioni si moltiplicano dai "52 decibel di rumore rilevati nell’ambulatorio di dialisi tanto che il medico non può prendere il polso del paziente, alla sala gessi senza finestre o agli scaffali che non si possono fissare alle pareti a rischio di un crollo. O ancora agli estintori appoggiati a terra...". O come, si è visto, una delle porte di accesso ai locali con le macchinette distributrici di bevande tenute aperte con una penna per scrivere.

Al sit-in si è unito anche il vicesindaco Goffredo Borchi "per portare la solidarietà ai lavoratori e auspicare che Prato con le altre emergenze che ha non debba confrontarsi anche con quella sanitaria".  Insieme a Borchi anche il presidente del consiglio comunale Andrea Amerini e il consigliere degli Indipendenti per Prato Luciano Gestri.

"I sindacati dovevano discutere delle problematiche negli appositi tavoli istituiti fra la dirigenza e le organizzazioni sindacali - afferma Massimo Braganti, direttore amministrativo - . La protesta è un po’ pretestuosa. Per quanto riguarda il personale abbiamo fatto uno sforzo aggiuntivo con la riconferma di 25 unità: secondo gli accordi presi le 60 persone assunte a tempo servivano per far fruire le ferie in contemporanea col trasloco. Così è stato". 

 


 

 


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