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Ebola VS Puglia: infermieri a rischio, assenza dispositivi di sicurezza

La Puglia, pur essendo Regione a rischio, perchè zona di flussi migratori, non ha ancora nulla per fronteggiare un eventuale caso di ebola.
Assenti dispositivi di sicurezza per infermieri
La Puglia è ancora senza dispositivi di sicurezza contro l’ebola, non trova sul mercato il materiale per proteggere gli infermieri, i più esposti ad un possibile contagio del terribile virus Ebola. Da quando si è diffuso ebola nelle regioni africane, l’Europa e non solo, si è attrezzata, “è stata fatta incetta delle attrezzature di protezione, su tutto il territorio nazionale” e così la Puglia è rimasta a secco è quanto denunciato dal sito www.sanitasalento.net, che riporta le dichiarazioni del responsabile del 118 salentino Maurizio Scardia. Il medico, proprio in questi giorni, ha distribuito ai suoi mascherine e camici, provenienti dalle precedenti scorte acquistate per la sars.
Al pronto soccorso di Lecce fanno sapere che dopo diverse riunioni convocate dall’asl, è ancora tutto fermo, in attesa di disposizioni regionali , MAI ARRIVATE. Agli infettivi di Galatina le notizie che arrivano, parlano di richieste da parte del direttore sanitario dell’ospedale Santa Caterina Novella, che risalgano a qualche settimana fa, ancora senza alcun esito. 
Eppure, l’8 ottobre scorso – scrive sanitasalento.net, la società italiana di malattie infettive e tropicali, ha dichiarato tra le zone italiane ad alto rischio di diffusione del virus letale, quelle costiere, dove sono frequenti i flussi migratori, quindi anche la puglia dovrebbe preoccuparsi e invece tarda ad arrivare sul mercato, per rifornirsi prima di altre di quanto necessario. Nessun materiale è mai arrivato, ma soprattutto non è mai stato organizzato il percorso assistenziale in caso sospetto di ebola.
Non solo: ci sarebbe anche da verificare la disponibilità di posti letto ad alto isolamento dove mettere in quarantena l’eventuale persona infetta , l’Asl sta lavorando per la stesura di un protocollo aziendale, che invierà all’assessorato pugliese che, una volta raccolto i documenti di tutte le Asl, partorirà un protocollo regionale, da diffondere a medici e infermieri più a rischio, tramite Asl.


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