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INFERMIERI-KILLER, ECCO UNO STUDIO BRITANNICO




Un recente studio britannico, pubblicato giorni fa, traccia in maniera attendibile quello  che, secondo i criminologi, è il profilo standard del killer seriale delle corsie di ospedali e cliniche.

Sempre più frequenti sono infatti le notizie di crimini ad opera di personale sanitario, in principal modo infermieristico, cronache che ormai riempiono le testate giornalistiche di ogni paese (vedi caso Benjamin Geen in Inghilterra, o caso Poggiali in Italia, ecc.).

La ricerca è stata portata a termine da un pool di criminologi britannici della Birmingham City University. Lo studio è stato fatto su 16 infermieri condannati per aver ucciso durante il servizio lavorativo, assassini di tutto rispetto visti i numeri: conteggiate complessivamente più di 120 vittime.

Secondo i criminologi gli "angeli della morte" hanno caratteristiche peculiari, di seguito alcuni esempi:

-mostrano estrema attenzione al dolore dei parenti di pazienti gravi;

-hanno avuto nel tempo comportamenti strani in caso di morte di un degente;

-molte volte li accomuna l'aver ricevuto, nel proprio passato, moniti disciplinari da parte delle direzioni degli ospedali nei quali lavoravano;

-uccidono preferibilmente durante i turni notturni, anche per ridurre al minimo la possibilità di essere beccati in flagrante;

-l'avvelenamento per via orale o parentale, risulta essere il metodo più usato dagli assassini; esempio ne sono i casi di omicidio avvenuti a causa dell’utilizzo del cloruro di potassio iniettato in bolo per via endovenosa, l’utilizzo della candeggina per via orale, l’abuso di oppiacei, o addirittura il sovradosaggio di insulina, anche per la facilità di reperimento delle sostanze negli ambienti di lavoro (in un solo caso, quello di Beverly Allit, oltre all'avvelenamento l'assassina aveva tentato di soffocare una delle vittime).

Nello studio non è stato preso in considerazione il killer più prolifico della Gran Bretagna, il medico Harold Shipman, che si pensa abbia ucciso più di 250 dei suoi pazienti, escluso dallo studio perchè sono stati presi in considerazione solo i sanitari che hanno ucciso esclusivamente in ambiente ospedaliero.

Dei 16 serial-killer individuati dai criminologi 10 avevano una storia di instabilità mentale o depressione, ed almeno la metà aveva presentato disturbi di personalità.

I risultati dello studio verranno presto messi a disposizione delle autorità di polizia britanniche, e speriamo che anche l’Italia si muova in questo senso per cercare di prevenire queste situazioni.

Di seguito il link per leggere l’articolo integrale apparso nelle pagine di THE GUARDIAN
 


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