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STRESS SUL LAVORO: LAVORA 12 ORE DI FILA E TORNATO A CASA VIENE COLPITO DA MALORE

immagine: www.psiop.it



E’ successo un paio di giorni fa, il coordinatore del Pronto Soccorso dell’ospedale Martini di Torino si è sentito male dopo un’intera giornata in servizio. Tornato a casa alle 19, secondo fonti giornalistiche locali, l’infermiere 43enne è stato colpito da emorragia cerebrale. Attualmente è ricoverato presso il reparto di neurologia della Città della Salute. Potrebbe essere questo il frutto di una situazione di estrema emergenza nella quale versa il Pronto Soccorso in questione, situazione che non cambia da reparto a reparto e da nord a sud nel nostro Paese, con letti aggiuntivi nelle diverse UU.OO. e decine di pazienti barellati in attesa di assistenza. Troppo pochi gli infermieri in servizio nei pochi presidi rimasti aperti, con un aumento esponenziale dell’utenza.

4 commenti:

  1. mancano i soldi.
    gli infermieri devono tirarsi il collo.
    se commettono un errore pagano in prima linea perchè il procuratore va a vedere solo se ha rispettato i protocolli.
    eppure ci sono studi internazionali che dimostrano come all'aumentare del numero di pazienti che devono essere seguiti da un infermiere, aumenti di pari passo anche la mortalità.
    ciononostante, il risparmio economico o la caccia all'infermiere "colpevole" non cessa.

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  2. tagliano posti letto,chiudono interi ospedali,la popolazioni italiana è fatta soprattutto di vecchi,che ovviamente accedono sempre di piu' agli ospedali,intasandoli,perchè spesso non sono piu' in grado di tornare a casa loro,perchè sono diventati dipendenti Sono la causa dell'aumento del lavoro degli infermieri,perchè sono rimasti in pochi,per via del mancato turnover. Inoltre la popolazione infermieristica è una popolazione di lavoratori anziani,la maggior parte ha superato i 40 anni,che per una professione come la nostra fatta di notti,di turni stressanti iniziano essere tanti e l'aumento dell'età comporta inevitabilmente anche gli acciacchi dell'età: mal di schiena sempre piu frequenti e restii a guarire,incapacità di recuperare la stanchezza della notte,difficoltà a superare turni sempre piu' faticosi.....
    Il Governo deve guardare queste cose...Il risparmio economico si fa su altre cose non sulla pelle del lavotore

    Cinzia

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Ogni singola mattina. Il tempo di svegliarsi, alzarsi e cominciava. Ricordo di aver provato una sensazione simile quando ero ragazzino, ai tempi delle superiori. In occasione di qualche compito in classe o interrogazione, dalle prime ore del mattino avevo un'ansia inspiegabile, quasi paralizzante.
    E ora succede esattamente la stessa cosa, non appena mi ricordo che devo andare al lavoro. Solo che a scuola era ogni tanto, ora è 5 giorni su 7. E ora sono anche un uomo adulto, quindi si presuppone che dovrei saper gestire un po' meglio queste cose. Invece per nulla: molto lavoro, tutti i giorni, ed ovviamente ero quello preso di mira dal capo. Nemmeno sognarsi un aiuto dai colleghi: anche se leggevo un filo di compassione e solidarietà, il pensiero dominante era “meglio a lui che a me”.
    Grazie alla crisi, nessuno di noi si può permettere di perdere questo lavoro.
    Ho dovuto cercare altre soluzioni, visto che licenziarmi non mi pareva una grande idea nel mio caso. Non avevo voglia di partire con qualcosa di troppo invasivo, allora ho comprato un videocorso su Aspeera.it (questo, per la precisione: Raccolta video a tema: supera ansia e stress). Ci ho trovato dentro un sacco di suggerimenti interessanti per gestire un po' meglio quell'ansia mattutina. No, i miglioramenti ci sono stati, ma sono ancora quello preso di mira dal capo, questo non posso dirvi che sia cambiato. Ma almeno quando torno a casa ho trovato il modo per staccare veramente la spina da questa situazione, e quando ci devo rientrare non l'affronto più con terrore e angoscia. Faccio quello che devo fare come reputo giusto farlo, senza quei condizionamenti che pensavo esterni, ed invece ho scoperto partivano proprio da me.

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Grazie per il tuo commento. Quotidiano Infermieri

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